La scoperta del caffè

Il caffè è una bevanda oggigiorno molto diffusa, l’Italia fa da capofila come paese che ne tramanda in tutto il mondo una lunga tradizione di preparazione e degustazione, ma in realtà il suo consumo non è così antico come molte persone credono.

Noi di CIDA oggi vi racconteremo qualche curiosità sulle origini di questo prodotto sempre presente nelle nostre cucine, indispensabile nella nostra quotidianità.

L’inizio della storia del caffè risale molto probabilmente al Medioevo, anche se esistono numerose leggende circa il suo utilizzo anche in precedenza e questo rende l’ufficializzazione della sua scoperta un evento misterioso ed impossibile da collocare con esattezza nel tempo.

L’albero di Coffea è originario dell’antica provincia di Kefa nel Sudovest dell’Etiopia; la leggenda più diffusa parla di un pastore dell’Abissinia che notò l’effetto energizzante di quest’arbusto sul proprio gregge di capre che, dopo essersene cibate, cominciarono a “danzare”.

Diffusa la scoperta dei benefici dati dall’infuso di questa pianta, la coltivazione si diffuse anche nella vicina penisola arabica, dove la sua popolarità crebbe anche a causa del divieto islamico nei confronti del consumo di alcol. Questa nuova bevanda prodigiosa prese il nome di “K’hawah”, che significa “rinvigorente”.

La prima prova che si considera come assolutamente valida dell’esistenza di una caffetteria e quindi della relativa conoscenza del caffè e dei suoi effetti, risale al XV secolo, nei monasteri dell’attuale Yemen. Nel XVI secolo aveva già conquistato il resto del Medio Oriente, il Nordafrica, la Persia, il Corno d’Africa e l’India meridionale. Attraverso l’impero ottomano si diffuse poi fino ai Balcani ed nel resto del continente europeo, nel Sudest asiatico ed infine nelle Americhe.

La rarità della pianta spontanea rese il caffè molto costoso in Europa finché nel XVIII secolo si cominciò a coltivarlo nei possedimenti francesi ed olandesi d’oltremare, a cui seguirono i grandi produttori a Cuba, in Brasile, in Venezuela, nelle Indie orientali fino al XIX secolo.

Costa d’Avorio, Camerun, Kenya e Tanzania in Africa, assieme al Venezuela, Ceylon e Cuba, Haiti e la Giamaica sono stati tra i 20 maggiori paesi produttori di caffè in questo periodo.

L’esportazione perdette in parte la sua influenza nel corso del XX secolo, quando le grandi aziende cominciarono a basarsi sulle nuove infrastrutture per averne il controllo commerciale, fissarne i prezzi, ma anche contribuendo ad un’enorme crescita del volume di caffè venduto.

La produzione mondiale è salita dalle 100.000 tonnellate del 1825 alle 8,9 milioni nel 2013, moltiplicandosi in tal modo più di 89 volte in meno di 2 secoli. All’alba del XX secolo il commercio mondiale del caffè costituiva il terzo più grande per valore, dop cereali e zucchero.

Attualmente è il prodotto maggiormente commercializzato a livello mondiale, preceduto solamente dal petrolio, per una fornitura di 400 miliardi di tazzine annue pronte al consumo, ovvero a circa 12.000 al secondo. La coltivazione, inoltre, permette la sussistenza a 125 milioni di persone in oltre 75 paesi, tra grandi produttori e piccoli produttori indipendenti.

In conclusione, gli etiopi furono con buone probabilità i primi ad aver riconosciuto l’effetto energizzante della pianta di caffè, la quale cresceva spontanea nei loro territori.

Tuttavia, non è stata rinvenuta alcuna prova diretta che possa indicare il luogo africano esatto in cui il caffè sia cresciuto per la prima volta e neppure che tra gli indigeni sia stato riconosciuto e usato come stimolante in un periodo precedente al XVII secolo. Si pensa però che l’impianto del caffè domestico originale sia avvenuto ad Harar, la cui popolazione nativa era composta da Etiopi.

Una rappresentazione artistica della legenda di Kaldi e delle sue capre danzanti

Il caffè inizialmente è stato consumato principalmente nel mondo islamico; ci sono, infatti, diversi racconti leggendari sull’origine della bevanda: uno di questi coinvolge la vita del mistico del Sufismo berbero Abu l-Hasan al-Shadhili. La storia narra che, osservando una vitalità insolita in alcuni volatili, provò ad assaggiare le bacche che gli uccelli stavano mangiando, sperimentandone la stessa energia.

Altri attribuiscono la scoperta del caffè ad un discepolo della Shadhiliyya chiamato Omar. Secondo l’antica cronaca questi, che era conosciuto per la sua capacità di curare i malati con la sola forza della preghiera, fu esiliato da Mokha in una grotta nel deserto. Affamato, provò a masticare le bacche raccolte da alcuni arbusti situati lì vicino, ma le trovò amare. Le tritò nel tentativo di migliorarne il sapore, ma così divennero dure, allora le bollì per ammorbidirle, ed il risultato fu un liquido fragrante e di colore bruno. Dopo averlo bevuto Omar fu capace di rimanere senza cibo per dei giorni interi. Quando i racconti di questo “farmaco miracoloso” giunsero fino a Mokha, ad Omar venne permesso di tornare e in seguito venne fatto santo.

Un altro racconto riguarda un cavaliere etiopico del IX secolo, Kaldi, il quale, notando gli effetti energizzanti che subiva il suo gregge dopo aver brucato le bacche color rosso brillante di un certo cespuglio, si mise egli stesso a masticarle; l’euforia che ne derivò lo spinse a portare le bacche ad un monaco in un vicino monastero. Questi però non approvò il loro consumo e le gettò nel fuoco; subito dopo ne fuoriuscì un intenso profumo, che fece accorrere altri monaci incuriositi. Le bacche arrostite furono rapidamente tratte fuori dalle braci, polverizzate e sciolte in acqua calda: la prima tazzina di caffè al mondo era stata creata!